DAL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI LUCCA
Cari Colleghi,
il Ministro della Giustizia ha decretato: "Non si investe in una nave che affonda, qual è la giustizia nel nostro Paese".
Subito dopo, sono stati aumentati, in forma straordinariamente eccezionale, i costi di accesso alla giustizia, mediante l'introduzione della onerosissima, quanto inutile, mediazione (rectius: utile per chi ha torto e vuole rispondere alla giustizia il più tardi possibile), e mediante l'introduzione del contributo unico per quelle tipologie di cause che, per ragioni socio-economiche, erano sempre state considerate esenti.
Il contributo è stato aumentato anche per tutte le altre controversie.
In assoluta coerenza con l'affermazione di principio del Ministro, i ricavi della mediazione non sono stati investiti nella nave che affonda (la giustizia), ma sono andati ad incrementare i profitti di società private o di altri enti, senza alcuna ricaduta nell'ambito della giustizia.
Con assoluta coerenza, i ricavi del contributo unico saranno impiegati in altri settori, estranei a quello della giustizia.
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Il Segretario del partito di maggioranza e
Coerentemente e concordemente, hanno deciso che una Casta così avida, arroccata nei privilegi costituiti dagli Ordini, chiusa ai giovani ai quali i suddetti politici, invece, affermano di tenere tanto, non possa che essere depredata, anche della Cassa di previdenza.
E' così che intendono garantire i giovani. Vogliamo lasciarglielo fare?
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Commemorando i 150 anni del nostro Stato, dobbiamo fare due conti:
Al momento dell'unità d'Italia gli Italiani erano circa 27 milioni ed i Giudici circa 4.000.I giudizi civili erano 80.000 e quelli penali 49.000.
Oggi, gli Italiani sono circa 60 milioni e la realtà sociale ed economica (Imprese, società, enti ecc.) ha visto moltiplicare i soggetti di diritto e le inevitabili controversie.
Oggi, i giudici sono circa 9.000. Sono poco più che raddoppiati rispetto a 150 anni fa. Va precisato, inoltre, che oltre un terzo di loro non fa il giudice, ma è distaccato ad altri reconditi compiti.
I giudizi civili sono circa 5 milioni ed altrettanti sono quelli penali.
La giustizia è sorretta quindi da circa 10.000 magistrati onorari, quasi tutti appartenenti alla Casta degli Avvocati.
Si tratta di soggetti assolutamente precari, spesso giovani, privi di garanzie contrattuali e previdenziali, pagati male e a cottimo.
Anche su questi Avvocati si regge la nave che affonda.
Molti altri Avvocati, appartenenti alla medesima Casta (si tratta sempre ed ancora dei più giovani), percepiscono redditi inferiori alla media di un lavoratore subordinato, pur sostenendo orari di lavoro anche maggiori. Essi prestano spesso la loro professionalità gratuitamente, a soggetti che, altrimenti, non troverebbero altre garanzie.
Quotidianamente, tutti gli Avvocati suppliscono, gratuitamente, ai compiti dei giudici, dei loro ausiliari e degli ufficiali giudiziari (redazione dei decreti ingiuntivi e di altri atti, verbalizzazioni, notifiche, copie, ecc.).
L'analisi alla quale il potere politico ricorre per colpire l'Avvocatura è, pertanto, tanto grottesca, che non può essere ritenuta in buona fede.
L'Avvocatura deve uscire dal ghetto di una opinione strumentalizzata dai mass media, che sono al servizio dei c.d. poteri forti e che, sciaguratamente, celano ai cittadini quali sono e a chi debbono essere imputate le responsabilità dell'intollerabile stato di devastazione della giustizia.
Non dobbiamo certamente sottovalutare le nostre responsabilità, né dimenticare che esistono anche professionisti che si avvicinano molto all'immagine denigratoria degli avvocati che viene offerta al pubblico.
Gli stessi Ordini non hanno sempre sufficiente coscienza per liberarsi di quei soggetti che screditano l'Avvocatura, neppure quando le gravissime responsabilità sono state accertate, in via definitiva.
Ma l'Avvocatura di cui stiamo parlando, quella reale, è fatta di tutti quei professionisti che si preoccupano di migliorare la propria preparazione, che si impegnano ogni giorno nella tutela ed anche nella promozione dei diritti dei loro assistiti e pretendono il giusto compenso per le qualità che manifestano ed elargiscono.
E' di questi Avvocati che dovevano occuparsi i nostri rappresentanti.
Chi rappresenta le nostre istanze, invece - dobbiamo riconoscerlo con amarezza - non è stato all'altezza dei compiti, che gli abbiamo affidato ed è necessario che si metta da parte.
E' necessario, soprattutto, che l'Avvocatura nel suo complesso, nella sua ripartizione territoriale, anche e proprio negli Ordini, che hanno cercato di farsi carico delle sempre mutevoli istanze degli iscritti, riprenda in mano il proprio destino, con iniziative coraggiose e con obbiettivi chiari, che l'Avvocatura ha già individuato, ma che nessuno ha fatto propri.
E' semplice rilevare che i nostri obbiettivi fondamentali coincidono con quelli sostanziali dei cittadini, che a noi si rivolgono.
La nostra forza sta tutta qua: nella consapevolezza della insostituibilità della nostra funzione, in una società pluralistica e democratica.
Forti di questo, non dovremo temere se, molto presto, sarà necessario ricorrere ad ogni strumento legittimo, anche se inconsueto, per impedire di essere travolti da chi teme l'esercizio dei nostri diritti di libertà. Dobbiamo avere la volontà ed il coraggio di tornare ad essere protagonisti del destino del nostro Paese.
Auguro a tutti di ritemprare le forze durante il periodo estivo perché, davvero, di tutti noi ci sarà un gran bisogno.